Persistenza è una storia sulle nostre enormi capacità di adattamento ai cambiamenti. È raccontata attraverso la lente del fantastico, che enfatizza queste nostre capacità aiutandoci a prenderne coscienza.
EDO, il protagonista, si sveglia ogni giorno della sua vita in una realtà sostanzialmente mutata, tra volti e storie diverse, senza possibilità di previsione o controllo. Cercando di far convivere l’identità in cui si sveglia con l’altra, quella persistente, che accumula i ricordi dei giorni precedenti vissuti in altre vite.
Lo seguiamo da ragazzo mentre esplora la sua condizione, fronteggiando la rabbia e la deresponsabilizzazione, ma riuscendo a superare il sentimento di impotenza, proponendosi di imparare il più possibile dalla molteplicità di situazioni in cui è calato.
Saranno due figure femminili ricorrenti a stabilizzarlo: Greta, una sorellina apparsa improvvisamente sulla sua strada per restarci, ma che non si berrà mai le sue "storie", e Serena, una compagna di scuola particolarmente intraprendente, che invece gli crederà da subito e per tutta la vita contro ogni evidenza.
A 35 anni Edo ha imparato a costruirsi un senso e un’identità stabile, privilegiando quella persistente. Lo specchio solo ora gli restituisce sempre lo stesso viso. Serena lo pone di fronte al dilemma della paternità, che lui rifiuta per paura di trasmettere al figlio la sua condizione, e per l’incubo di dover crescere ogni giorno un figlio diverso.
Edo riesce a sviluppare una sua etica professionale sebbene svolga tutti i giorni mestieri diversi. Affronta la malinconica transitorietà dei rapporti, la rara curiosità dei media, un ritorno del passato che sconvolge la sua positività.
La crisi provocata dagli sforzi frustrati di controllo lo porta infine ad accettare l’idea di un figlio, attraverso i cui occhi riuscirà a capire come la sua condizione non sia poi così lontana dalla normalità.